sabato 11 febbraio 2012

A tempo perso

Aspettare, aspettare, aspettare.
Passiamo una vita ad aspettare. Fermi, nell'attesa che qualcuno si ricordi di noi, e si degni di rendere nota la sua presenza.
Se almeno le persone avvisassero, che devi aspettare. Tipo "oh, io arrivo a quest'ora (o non arrivo affatto), tu regolati di conseguenza", e tu sei a posto. Invece no, le persone ti dicono "sto arrivando" o "ma sì, a quell'ora sarò lì, aspettami" e tu aspetti, sì, ma invano.
È una cosa che non sopporto. Io sono una ritardataria cronica. Sono sbadata, rimbambita e fessa, ma se qualcuno mi aspetta, se ho dato un orario, lo rispetto. Posso sballare di 10 minuti, ma lo rispetto.
E invece gli altri no, e tu rimani al freddo, come una scema, ad aspettare. E poi vengono anche a dirti "beh, ma sei fessa tu! Potevi andare, che hai aspettato a fare?" beh, forse, forse, ho aspettato perché a quella cosa, e a te, ci tenevo. Forse.
Ma chi aspetta è scemo, spreca solo il suo tempo, la sua energia e, a volte, la sua salute.
Io lo so, eppure sono qui ad aspettare. 
Invano.

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